Somministrazione di immunoglobuline specifiche
Come forma di prevenzione si raccomanda la somministrazione di immunoglobuline specifiche (VZIG) della donna sieronegativa che durante la gravidanza ha avuto dei contatti diretti con soggetti affetti da varicella, tenendo conto delle linee guida che invitano prontamente a ricorrere a questa forma di profilassi contro l’agente virale il prima possibile ossia entro 72-96 ore dall’esposizione al virus, nello specifico la profilassi passiva con immunoglobuline specifiche deve essere eseguita entro i primi 5 giorni con lo scopo principale di ridurre la gravità della dell’infezione non di prevenirla. Anche per scongiurare il contagio del fuoco di sant’Antonio si può ricorrere alle immunoglobuline specifiche anti-VZV ma solo in casi selezionati come profilassi contro il virus zoster della famiglia degli herpes virus. Il ricorso a questo approccio di profilassi è indicato quando è tangibile il rischio di abortività e di prematurità in caso di varicella durante la gestazione; va però precisato che casi prematurità e di iposviluppo intrauterino sono frequenti nei neonati con varicella congenita. Alle donne in corso di gravidanza recettive al rischio di contagio possono essere prescritte le immunoglobuline specifiche (VZIG), tenendo conto del fatto che la somministrazione deve avvenire entro 72 ore dall’esposizione al contagio.
Misure cautelative
Attualmente mancano dati certi che attestano l’efficacia di questo approccio nel proteggere i nascituri dalle conseguenze connesse con l’infezione virale, inoltre non è certo che l’assenza di sintomatologia materna dopo l’uso VZIG indichi necessariamente una protezione a livello fetale. In ambito clinico si parla di varicella congenita se le manifestazioni compaiono nei primi 10 giorni di vita del nascituro, una condizione associata al passaggio transplacentare del virus durante la fase di viremia materna. Nel caso di sospetta infezione primaria da VZV in gravidanza si imposta un regolare monitoraggio ecografico della morfologia fetale correlato ad una ecocardiografia fetale, inoltre per una corretta gestione della gravidanza quando è stata accertata l’infezione primaria da VZV viene impostato un approccio multidisciplinare che si basa sulla collaborazione tra ginecologo, teratologo, genetista, neonatologo, infettivologo.